Gli esseri umani sono naturalmente predisposti a interagire con un altro. Questa forma di altruismo è l’intenzionalità individuale. La cognizione sociale è la capacità di capire gli stati mentali dell’altro, la percezione dei segnali sociali, la motivazione, l’attenzione, la memoria, il prendere decisioni; cioè tutte quelle abilità che contribuiscono al comportamento nell’interazione sociale. La cognizione sociale si può suddividere in individuale e gruppale. La cognizione sociale individuale include la processazione delle informazioni collega e al comportamento non verbale, il linguaggio e la teoria della mente: la comprensione della mimica di chi ti sta parlando e l’idea di quello che sta pensando. Il nucleo del modulo sociale individuale è costituito dall’intenzionalità congiunta, la parte più significativa che si è sviluppata negli esseri umani e li ha diversificati dalle scimmie antropomorfe. I primi homo, più deboli delle grandi scimmie, avevano dovuto collaborare e cooperare con dei compagni per procacciarsi il cibo e sopravvivere. Cooperare con un altro costringeva a sviluppare sia la metacognizione perché il partner doveva sapere cosa fare e indicare cosa avrebbe fatto all’altro, sia un atteggiamento di fiducia perché ci si doveva aspettare un aiuto dall’altro per gli obiettivi condivisi. La cognizione sociale gruppale include la processazione delle informazioni correlate al fatto di appartenere ad un gruppo: l’idea che abbiamo delle regole di comunicazione e vita in comune con gli altri della nostra specie. Il nucleo del modulo sociale gruppale è costituito dall’intenzionalità collettiva, ciò che ha permesso la creazione di norme, leggi e istituzioni per coordinare il lavoro all’interno di gruppi numerosi. Quando c’è stato un sovraffollamento e, di conseguenza, un aumentato bisogno di sopravvivenza il membro del gruppo aveva dovuto autoregolare emozioni e comportamenti e autogovernarsi moralmente e per essere accettato attenendosi ad aspetti convenzionali e a farli rispettare. La cognizione sociale si è formata nell’uomo per la confluenza di tre passaggi evolutivi: un cervello più grande, un periodo giovanile più lungo, un ambiente sociale più complesso all’insegna della cooperazione. Il prolungato periodo giovanile dell’homo sapiens e in parte degli scimpanzé (che con l’uomo condividono il 96% del DNA) ha permesso il tempo necessario per la crescita del cervello e per acquisire le informazioni necessarie alla sopravvivenza. Alla base della cognizione sociale c’è l’apprendimento sociale e cioè l’acquisizione di informazioni e comportamenti sociali. Tra le diverse modalità di apprendimento delle informazioni sociali un ruolo importante spetta all’insegnamento; i genitori istruiscono la loro prole sul comportamento da tenere. Un’altra modalità di apprendimento è l’osservazione che porta all’emulazione (quando si comprende un obiettivo e si mettono in atto comportamenti simili per ottenerlo) o all’imitazione (che richiede la capacità di prendere la prospettiva del modello, comprenderne l’obiettivo e replicarne almeno in parte il comportamento). Per la messa in atto dell’imitazione è necessaria la comprensione dell’intenzione dell’altro e quindi la presenza di una teoria della mente sviluppata: per poter imitare un altro devo capire bene cosa ha in testa quando fa un determinato comportamento. Stare con gli altri è fondamentale per un buon sviluppo della plasticità cerebrale: ambienti che danno calore e conforto fanno sviluppare maggiormente le dimensioni del cervello mentre un grande stress potrebbe bloccare la crescita equilibrata del cervello. Le informazioni che provengono dall’ambiente dei nostri simili sono fondamentali per la selezione neuronale e sinaptica. Quanti tentativi vengono messi in atto per comunicare con gli altri! Non è solo la parola, il mezzo con cui proviamo a costruire i rapporti. Anzi la comunicazione non verbale sembra essere molto più incisiva di qualsiasi parola. Il modo in cui si saluta gli altri, la frequenza dei sorrisi emessi, una carezza data al posto giusto nel momento giusto. E tra i maschi quanto importante è quello strano comunicare attraverso le colluttazioni. I bambini e gli adolescenti si picchiano e si ripicchiano e ridono a crepapelle. Anche quando si dimostra interesse per l’altro spesso i comportamenti maschili si esprimono con la forza. Fare il terapeuta è anche osservare l’interazione non verbale. Automonitorarsi e dare indicazioni della gestualità nell’interazione è un compito specifico dello psicoterapeuta. Il primo saluto, accompagnarlo alla seduta, la mimica dell’ascolto sono fondamentali quanto la regolazione delle emozioni e l’induzione di pensieri stimolanti. Fare psicoterapia è costruire un ambiente sicuro per sviluppare maggiormente la metacognizione. L’intenzionalità individuale con la necessità naturale degli esseri umani a essere predisposti per l’altro, l’intenzionalità congiunta con la predisposizione a cooperare, e l’intenzionalità collettiva con il suo senso di moralità nel fare le cose giuste per il gruppo sono le pietre miliari dell’evoluzione dell’essere umano e, più di ogni altra cosa, sono l’osservazione base della psicoterapia.
Ferdinando Galassi